Kotava
la lingua universale di
comunicazione
I: Perché
Kotava?
Kotava è sorto di una
necessità profonda. Già molto piccola volevo
comunicare con il mondo intero. Ho appreso e mi
sono interessato a numerose lingue a questo scopo.
E più ne scoprivo, più il mio universo si
allargava e più ne provavo un'impressione penosa.
Una vita me non basterebbe a tutte conoscerle ed
ancora meno praticarle. Mai non potrei rientrare
in comunicazione diretta con non importo il quale
esseri soltanto portano e che sono la nostra
terra.
Molto a viaggiare si apprende ad
andare tutt'al più semplice e tutt'al più efficace
immediatamente. Con l'inglese ci si riordina ormai
quasi ovunque; il francese a volte; lo spagnolo
così un po'. Per il resto, si rientra
nell'aneddotico. Meravigliosi concluderà. E
quindi la tendenza è sempre più prégnante e sembra
imporsi a noi tutti. Si può così ormai viaggiare
ovunque nel mondo e trovare a comunicare con molte
persone.
Eh bene non! Tutto ciò è in
realtà molto factice. In effetti, ci si rende
rapidamente conto che ciascuno, la maggior parte
degli individui almeno, non possiede e non capisce
realmente che pezzetti di queste lingue, che le
riducono allo stato di pidgin, di più piccolo
denominatore comune. Chi non ha potuto
esprimere altra cosa che delle frasi utilitarie
come “quanto costa quest'oggetto?„ o “grazie, sono
contento„? Chi non ha potuto proseguire una
conversazione con un interlocutore straniero
perché ovviamente le parole usate da una parte e
dall'altra non portavano simile? Chi non ha
sentito confusamente che questi controlli e questi
vocabolari impoveriti e schiacciati tutt'al più
bassi non gli permettevano di potere esprimere con
tatto, sfumatura e ricchezza il suo pensiero?
Un occidentale potrà sempre dire che per
non ci gli sono problemi. Concludendo, con un
minimo di sforzi si riordina sempre più o meno. In
ogni modo spetta al diversi adattarsi alle realtà
della società globalizzata mondiale. Se vogliono
parlare loro dialetto, libero a loro, ma
quando comunicano con il mondo che conta, in altri
tempi si sarebbe parlato di mondo civilizzato, che
utilizzano come tutto uno ciascuno la lingua
dominante.
Al di là della caricatura
facile, quanto numerosi sono coloro che si
interrogano francamente e senza a priori sulla
difficoltà che molto incontra avendo di adattarsi
ad un sistema linguistico e culturale a volte
molto distante dai loro?
Ma i movimenti di
globalizzazione sono all'opera in tutti i settori,
in particolare quello della comunicazione, e si
assiste purtroppo ad un arretramento drammatico di
molte lingue naturali, che si trovano laminate da
tale rullo.
Tuttavia la
necessità di una lingua internazionale di
comunicazione che favorisce e che semplifica gli
scambi tra gli esseri umani non è più da
dimostrare. Questa necessità è quasi così vecchia
come l'uomo stesso.
Quale soluzione dunque?
Una nuova lingua.
II: Le alternative
esistenti
Una nuova lingua.
Quest'evidenza si è imposta a me con sempre più
insistenza nel corso degli anni. E come rispondere
a questa sfida e questa avventura ardue?
Di
fronte a ciò numerosi progetti di lingua
internazionale, d'interlingua nel gergo degli
specialisti della questione, sono stati proposti
da più di un secolo. La grande maggioranza è stata
soltanto progetti relativamente sommari che hanno
rapidamente abortito. Soli quattro o cinque hanno
realmente avuto un certo impatto, a volte molto
temporaneo come Volapük. Al giorno d'oggi il solo
tentativo che abbia veramente raggiunto una parte
dei suoi scopi è quella dello Esperanto.
Quest'ultimo è attualmente vivo e conterebbe può
essere uno milione di oratori, principalmente in
Europa. Allora perché non aderire a quest'ultimo
per aiutare a farlo emergere come vera lingua di
comunicazione universale?
Senza rientrare
in considerazioni troppo “tecniche„ o discussioni
bizantine, e non è fargli ingiuria che della
dichiarazione, il problema con Esperanto, ed è
irreversibile, è che è stato costruito, in modo
molto assunto dal suo progettista L. Zamenhof,
come una sintesi del latino e delle principali
lingue indo-europeani (e specialmente
occidentali). Così tutto il suo dizionario di base
è costruisce su questo substrato. È uno degli
aspetti. Ma oltre a ciò ha sviluppato una grande
parte del suo sistema grammaticale e
d'espressione, grosso modo semplificando ed
armonizzando l'architettura ed i meccanismi di
queste lingue. Ciò che a non gli impedisce del
resto di avere anche sviluppato principi
morfologici originali e produttivi, tale il
sistema degli affissi o anche la modularità dei
lesseme.
I difensori del Esperanto
affermano, in modo sincero per la maggior parte,
che questo rimprovero “di occidentalitá„ è un
processo falso. Che il suo dizionario abbia
effettivamente un'origine occidentale – per fare
semplice sarebbe in sé soltanto un aspetto
secondario e che sarebbe tutto il resto ed in
particolare le sue facoltà originali che
occorrerebbe soprattutto considerare. È tutto
questo resto che gli darebbe la qualità e la
legittimità per imporsi a titolo di lingua
internazionale di comunicazione, pur restando
neutrale riguardo alle lingue
naturali.
Quest'argomentazione deve
ovviamente essere considerata attentamente. Il
dizionario non fa la lingua a lui molto solo.
L'esame deve essere realizzato su due piani, il
cui secondo è lungi dall'essere il meno
importante.
Innanzitutto, da un punto di
vista strettamente “tecnico„, l'utilizzo di un
dizionario di benzina occidentale indotto, che lo
vogliamo o no, un filiation ovvio. I termini di
base del Esperanto hanno per la maggior parte un
campo semantico esattamente copiato sulle lingue
occidentali. Esempio semplice, i colori dell'arco
in cielo: gli stessi sette colori in Esperanto che
in “occidentale„, dove alcune lingue inuit ne
differenziano soltanto due ed all'opposto alcune
lingue africane più di venti. Senza parlare di
molte concessioni fatte alla pluralità delle
lingue substrati al livello di nombre d'affissi ad
esempio (ex. - ist, - an, -
estr, - ul).
Ma oltre al
dizionario, l'origine occidentale dell'Esperanto è
anche indubitable e profondamente sottostante in
una grande parte del sistema grammaticale. Fra gli
aspetti più conosciuti, citiamo la costruzione e
l'occupazione del modo passivo, la nozione di
complemento oggetto, l'espressione del plurale, il
dare del lei, il principio degli articoli, il
congiuntivo, ecc. ciò è lungi dall'essere
secondario e si trova essere molto straniero, da
un punto di vista linguistico, a nombre
d'individui la cui lingua materna non è
occidentale. Una parte della strutturazione e
dell'espressione del pensiero dipende dalla
strutturazione della sua lingua materna.
Il
secondo piano d'esame è quello della percezione.
Questa si nutrisce di caratteristiche e di analisi
oggettive tali quelle dimostrate sopra, ma anche
di elementi più soggettivi che, che loro si
ammetta o che se ne desola, sono al finale molto
più gli importanti dei primi. E là, non c'è foto.
Esperanto è percepito molto per lo più come una
lingua occidentale di più, un sommergibile della
civilizzazione e della cultura occidentale. Visto
di Asia o di Africa ciò è generale, ma anche anche
in Europa o in America.
Gli oratori
esperantisti urtanno e diranno che ciò è
ingiusto e riflette soltanto imperfettamente la
realtà delle cose. Può essere, ma l'eventualità
dei fatti è più forte. E nonostante tutti gli
sforzi che potranno essere intrapresi per gommare
questa percezione negativa, dalle radici e
fondazioni stesse del Esperanto, questi
risulteranno sempre inutili.
Ho messo anni
ad arrivare a tali conclusioni. Dopo molti
tentativi, progetti successivi, ritorni dietro,
rimesse in discussione difficili, mi sono gettato
all'acqua e Kotava è sorto.
III: Kotava è
sorto
Affinché Kotava
raggiunga e giochi, un giorno, il ruolo di lingua
di comunicazione universale alternativa, la ho
costruita e sviluppato a partire dai principi
fondatori seguenti, i suoi postulati di base
insomma:
- Neutralità:
che non si possa, all'opposto ciò che ho evocato
più sù, rimproverargli di essere un sommergibile
delle lingue occidentali (o di altre del
resto).
- Originalità:
contrappunto della neutralità; che sia un
sistema originale che tira le sue qualità della
sua ingegneria propria e fondamentalmente
abbastando.
- Universalitá:
che la sua logica, i suoi meccanismi e le sue
possibilità si sostengono su principi che
esistono o che si incontrano universalmente (o
quasi).
- Semplicità:
solo un sistema d'apprendistato facile ha
possibilità di funzionare. Fare semplice è il
quintessence, è finalmente più
difficile.
- Regolarità:
complemento della semplicità. Una lingua
“propria„ che bandisce le eccezioni, ambiguità e
complicazioni diverse.
- Ricchezza:
una lingua ricca di potenzialità e di varietà.
Ciascuno deve potere esprimersi con la sua
logica e sviluppare la sua espressione senza
restrizione.
- Carattere
evolutiva: che possa evolvere in futuro per
adattarsi alle evoluzioni del mondo e del
pensiero. Che sia dotato di meccanismi e risorse
“genetici„.
Questi principi sono
veramente fondamentali e costituiscono la base
imprescriptible del Kotava. Alcuni sono abbastanza
facili rispettare, tale il Universalité, la
regolarità o la semplicità. Altri sono più
soggettivi, come l'originalità o la ricchezza.
Alcuni infine susciteranno probabilmente sempre
dibattiti appassionati, la neutralità in primo
luogo.
È il rispetto globale dell'insieme
di questi principi che sarà necessario sempre
conservare allo spirito, di mantenere e sviluppare
più a.
Se si abborda il contenuto effettivo
del Kotava, citerò come declinazioni principali di
questi principi gli elementi seguenti:
- Un sistema fonetico
semplice e riduce ai suoni fondamentali presenti
e prononçables immediatamente con l'insieme
esseri umani. Di qui soltanto le 5 vocali
fondamentali ed un sistema consonantico
semplificato.
- Un sistema
grammaticale semplice, rigoroso, sprovvisto di
eccezioni. Un insieme costruito attorno a
meccanismi ed a modi d'espressione che si
trovano nella più grande parte delle lingue del
nostro pianeta. In particolare per quanto
riguarda il sistema verbale, perno della
lingua.
- Un sistema
morfologico particolarmente limpido e potente.
La forma fa il fondo potrebbe dire
semplificando. Ad ogni elemento una funzione o
un ruolo ben definito ed esclusivo. Di qui una
libertà straordinaria quanto alla posizione
delle parole nella frase ad esempio.
- Una base
lessicologica innovatrice, completamente
inventata ed assolutamente indipendente da ogni
lingua esistente o essendo esistito. Si tratta
di una parte presa assoluta.
- Radicali di base
chiaramente identificati e significativi. Nessun
omonimo. Una parola = un oggetto o
un'idea.
- Meccanismi di
derivazione e di composizione molti ampi e produttivi, che permettono alla lingua di
svilupparsi in modo quasi-infinito e che
autorizzano un'espressione ed un'espressività
variata, che può andare dal più generale tutt'al
più il preciso ed alle sfumature più estreme.
Molte altre
caratteristiche si ricollegano a questi principi
che strutturano. Kotava comporta inoltre un buono
numero di meccanismi propri che ne fanno un
sistema dal punto di vista linguistico
profondamente originale e che lo collegano a
nessuno diverso. La grammatica completa che è
pubblicata descritto in modo
dettagliato.
Paradossalmente, uno dei
problemi più difficili che ho dovuto troncare sarà
stato quello dell'alfabeto. Attualmente Kotava
utilizza, al suo modo semplificato e regolare, un
sistema di scrittura basato sull'alfabeto latino.
Mi obietteranno che si tratta di un segno
si non può chiarisce più una occidentalitá. Non è
completamente falso, ma vi rispondo così:
L'alfabeto è in realtà soltanto un sistema
normativo visivo destinato a trascrivere suoni (e
nel caso del Kotava assolutamente regolare) e non
ha sensi proprio intrinseco. L'alfabeto si
dissocia facilmente della lingua che esprime, la
migliore prova essendo che lingue così distanti
come sono il Turco, il vietnamita, Quechua, Afar o
Lingala utilizza senza problema un alfabeto di
tipo latino. L'esempio dell'Serbo-croate, che può
scriversi tutto tanto tramite un alfabeto
cyrillique che latino, è anche molto probatorio.
Ho dunque deciso di optare anche per tale schema,
piuttosto che di proporre un nuovo alfabeto
composto da segni assolutamente sconosciuti. Il
principio di realismo non deve mai essere assente
della riflessione.
IV: Kotava oggi e
domani
Ho creato e sviluppato
Kotava ora da oltre 25 anni. A lungo ho pensato
che volere farlo accedere alla fila di lingua
universale alternativa di comunicazione fosse,
tenuto conto della potenza dei fatti quotidiani,
utopia pura.
Ma numerose persone, alcune
molto entusiasti e di altre semplicemente
sereinement che affidano, lo hanno convinto che
fosse infine tempo di credere realmente nell'idea
e di fare di tutto per dargli corpo, ambizione e
realtà.
Oggi, Kotava me sfugge ormai come
creatrice. Appartiene d'ora in poi ai suoi
oratori, va
kotavusikeem, la Comunità kotavofona.
Che questi siano gli ambasciatori, i vettori ed i
fermenti. Che lo spargono attorno a loro, ovunque
dove gli uomini hanno bisogno di comunicare senza
disconoscersi.
Kotava è un progetto umanistico ed universale, utopistico e
realistico. Ciascuno può parteciparvi ed
apportare il suo
contributo.
Per parafrasare
qualcuno di famoso, e sarà la mia ultima parola in
qualità di fondatrice: “Ho fatto un sogno, quello
che un giorno, a Parigi, Istanbul, Pechino,
Kinshasa, Messico o Sydney possa chiedere il mio
cammino in Kotava a qualcuno nella via„.
Kloká! Kotava,
tamefa golerava!
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